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C a t a l o g o
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Recensione |
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Dopo la morte della moglie Alison, suicida in bagno per depressione, suo marito David va ad abitare con la figlia Emily di nove anni in una cittadina al nord di New York City dove la bambina si fa un amico misterioso e esigente che lei chiama Charlie e che nessuno conosce. Una psicologa che l'assiste fa una ragionevole ipotesi: è una figura immaginaria. Per due terzi il racconto è avvolto in una cupa atmosfera di solitudine silente e sempre più minacciosa che cattura grazie all'uso delle luci e delle ombre (fotografia di Dariusz Wolski), della colonna sonora (John Ottman), dei funzionali movimenti della cinepresa. Come spesso succede in letteratura e al cinema, la paura sgorga dall'invisibile. L'ultima parte, per dirla con la pubblicità, “è un'esplosione di azione e terrore” con la scoperta dell'identità di Charlie. Rivelato come un improbabile caso di schizofrenia violenta, il film frana. Quasi che il successo mettesse in luce le sue peggiori qualità (caso non raro a teatro e al cinema), R. De Niro è insopportabile. La piccola D. Fanning è di una bravura quasi mostruosa. Scritto dall'esordiente Ari Schlossberg. |
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Cineteca dei
Ragazzi - Centro di Documentazione Cinematografica sull'Infanzia e
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