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Io speriamo che me la cavo

 
 
 

Regista

Lina Wertmüller  
  Nazionalità Italia  
  Genere Commedia  
  Anno di produzione 1992  
         
 

Recensione

   
 

Per un errore del computer del Ministero della Pubblica Istruzione, il maestro Marco Tullio Sperelli (Paolo Villaggio), che aveva chiesto il trasferimento alla scuola elementare di Corsano, in Liguria, vicino casa sua, viene invece mandato a Corzano, un paesino in provincia di Napoli, e destinato ad una terza elementare.
Si trova subito in una condizione piuttosto tragica: la classe assegnatagli sarebbe costituita da una ventina di bambini, ma lui al suo arrivo ne trova solo tre. Il quarto deve andare a cercarlo al suo domicilio e gli altri li trova per le strade della città, tra storie di povertà e di microcriminalità.
Il maestro ha notevoli problemi ad adattarsi alla vita tipica dello stereotipo del sobborgo meridionale; vale a dire mancanza totale di organizzazione e di rispetto delle regole.
Ad esempio, la preside è la moglie di un politico e non fa nulla nel suo istituto, il bidello è il vero capo della scuola e vende agli alunni gesso e carta igienica intascando grosse somme, il sindaco favoreggia il lavoro minorile clandestino e i bambini dicono diverse volgarità e dimostrano un'elevata ignoranza.
Quando i ragazzi cominciano ad aver fiducia nel maestro, e questo comincia ad affezionarsi a loro, arriva la notizia del nuovo trasferimento al Nord del loro insegnante. Tutta la classe, con la direttrice, è alla stazione per salutare il maestro Sperelli, che parte.
Durante il viaggio, legge il tema "su di una parabola evangelica" che un suo allievo gli ha consegnato all'ultimo momento; il tema del piccolo napoletano, che commuove il maestro, si conclude con la frase io speriamo che me la cavo.

 
 
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Destinatari

Argomento

Conflitto - Aggressività
Educatore - Insegnante
Reati - Microcriminalità
Scuola

Anno di ambientazione

1990

     
Sesso ed età dei protagonisti

maschio femmina 8 anni

     
Presente in archivio

Si

   

 

 
     
     

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