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C a t a l o g o
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Recensione |
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In fuga da una guerra civile tra i due sessi in cui non si fanno prigionieri, la giovane Lily si rifugia in una grande casa solitaria abitata da: una vecchia malata e un po' matta; una coppia di gemelli androgini, adulti, muti; una brigata di chiassosi bambinetti nudi; un colto liocorno che parla. Seconda, e assai più esplicita, incursione nel surrealismo di Malle dopo Zazie nel metrò, è uno strano film composito di realismo fantastico sul malessere dell'adolescenza, riflesso di una condizione storica dominata dalla guerra. È un viaggio nel pianeta dei sogni che fa pensare a quello di Alice, illuminato dalla luce nera di una certa cultura inglese e germanica: Wagner va a braccetto col nonsense di Lewis Carroll, l'angoscia e l'inquietudine si mescolano con un umorismo tutto cerebrale. Ovviamente, data l'esposizione enigmatica dei fatti, si presta – e si prestò – a varie letture in chiave psicanalitica, metaforica, etico-politica. Incubo tranquillo, favola senza morale, bagnato nella magica fotografia di Sven Nykvist, è dedicato alla memoria della grande attrice teatrale tedesca Thérèse Giehse (1898-1975), impiegata dal regista anche in Lacombe Lucien. Uno dei più grandi fiaschi commerciali di L. Malle. |
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Ragazzi - Centro di Documentazione Cinematografica sull'Infanzia e
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