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C a t a l o g o
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Recensione |
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1971, in un paese toscano. Mirco, 10 anni, famiglia operaia, diventa quasi cieco in un incidente. Allora – fino al 1976 – i non vedenti non potevano frequentare la scuola pubblica. Mirco entra nell'Istituto “David Chiossone” di Genova, gestito da religiosi. Ribelle e talentoso, con un registratore scopre di poter costruire favole fatte di rumori. Complice una coetanea, figlia della custode, contagia i compagni ciechi, li porta al cinema. Lo espellono, ma i manifestanti si mobilitano per lui. Scritto con P. Sassanelli (il vicepreside buono) e Monica Zapelli, il 3° film lungo di C. Bortone s'ispira a una storia vera, quella di Mirco Mencacci diventato un rinomato montatore del suono. Era una sfida con due rischi: il ricatto sentimentale (decine di bambini ciechi...) e la retorica didattica sull'handicap, la diversità, il compatimento imbarazzato. Quasi sempre Bortone li evita di misura e con misura: è un film riuscito. Nella direzione degli interpreti, anzitutto: scelta del protagonista (Capriotti) e un felice gioco di squadra grazie anche ai piccoli ciechi che spontaneamente hanno insegnato ai compagni vedenti come muoversi e comportarsi. Nell'uso accorto dello “sfumato” (fotografia: Vladan Radovic) per le soggettive di Mirco. Nella scansione narrativa della storia, efficace e spiccia. Distribuito nella primavera 2007 dopo i passaggi in una mezza dozzina di festival nel 2006. |
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