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C a t a l o g o
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Recensione |
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La storia vera del medico e pedagogo provenzale Jean Itard (1774-1838) che all'inizio dell'Ottocento cercò di educare un dodicenne trovato allo stato brado nei boschi dell'Aveyron. Al ragazzo era stata diagnosticata un'idiozia congenita, inaccettabile per Itard che dimostrò come spesso le deficienze mentali non sono innate ma derivano dalla mancanza di socializzazione. Non è un apologo umanistico il film più radicale e “freddo” di F. Truffaut. La sua parola d'ordine è: disobbedire al Padre, con un'impietosa critica di certi metodi educativi. Sotto la puntigliosa ricostruzione storica, un film poetico che nasce dalla sensibilità e un grande amore per l'infanzia, non privo di ironia nell'uso in voce off dei diari di Itard (Memorie e relazioni su Victor de l'Aveyron) contrapposta a immagini che contraddicono palesemente il loro distacco scientifico. Bianconero dell'eccellente Nestor Almendros che avrebbe poi lavorato in altri 7 film di Truffaut. Musiche: Antonio Vivaldi. Il caso di Victor de l'Aveyron ha molti precedenti storici, per esempio: il bambino-lupo della Hesse (1344); il bambino-orso di Lituania (1661); il bambino-pecora di Bamberg (verso il 1680); la bambina-scrofa di Salzburg; Amala e Kamala, indiani trovati tra i lupi quando avevano 2 e 8 anni. |
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Ragazzi - Centro di Documentazione Cinematografica sull'Infanzia e
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