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C a t a l o g o
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Recensione |
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Realizzato in 21 giorni con attori non professionisti, visualizza con lunghi piani-sequenza, ripresi da punti di vista differenti, i percorsi e gli incontri di alcuni studenti all'interno di un liceo di Portland (Oregon). L'azione si svolge nell'arco di mezza giornata e si conclude con una strage compiuta da due adolescenti armati di fucili automatici. G. Van Sant non indaga né giudica, si limita a guardare e a mostrare, attraverso un pedinamento ostentato, l'atmosfera quotidiana di una giornata “straordinaria”, ripercorrendo le possibili tappe della tragedia di Columbine del 1999. Invito esplicito a non rimuovere, ma a riflettere già dal titolo, ripreso da un documentario (1989) di 35 minuti di A. Clarke per la BBC, incentrato sulle violenze tra cattolici e protestanti nell'Irlanda del Nord. Elephant allude al proverbio americano dell'“elefante nella stanza” di cui paradossalmente nessuno si accorge e alla parabola di alcuni ciechi che esaminano le singole parti dell'animale senza riuscire a capire chi hanno di fronte. Di ascendenza kubrickiana l'uso insistito e contrappuntistico di Beethoven. Nato come progetto a basso costo per il canale televisivo HBO, approda a Cannes 2003 vincendo la Palma d'oro come miglior film e migliore regia. |
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