Recensione

Primo film sui writer.
Si (o li) chiamano così quei giovani che, specialmente nelle grandi città, scrivono sugli spazi pubblici con bombolette spray.
Ovunque, purché sia un sito, anche difficile da raggiungere, che offra una superficie da riempire.
Scrivono? Si possono dividere in due categorie: quelli che dipingono, affrescano, colorano e quelli che, quasi sempre in nero, scarabocchiano, sfregiano, insozzano in un gergo indecifrabile almeno per i comuni mortali.
Il primo gruppo appartiene alla variegata avanguardia postmoderna, talora con esiti cromatici di rilievo.
Se la legge e i tempi lo permettessero, gli altri dovrebbero essere puniti con qualche mese di volontariato sociale o con multe salate per danni pubblici, anche pagate dai genitori.
Risulta che per i Comuni competenti le spese annue per scancellare le loro “scritte” siano alte.
Ma esistono differenze tra i due gruppi?
Nel film di G. Scarchilli i writer romani si dividono tra “buoni” CD (Civili/Disobbedienti) e “cattivi” ZT (Zozziamo Tutto).
La borghese, bellina, annoiata Sole (C. Capotondi) incontra due dei buoni.
Trascurata dai genitori e in cerca di emozioni insolite, si aggrega alle loro spedizioni notturne. Quando uno dei due se ne innamora, le tensioni nella piccola banda diventano pericolose.
Innocua, vacua (furbetta nel puntare sul mercato giovanile), è una commedia in cui il tema dei writer è poco più di un pretesto.